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Arciconfraternita di Santa Croce - "I Batù"

Arciconfraternita di Santa Croce - "I Batù"


La Compagnia dei Disciplinati nel 1668 ne iniziava la costruzione sopra un tratto di terreno dove sorgevano i bastioni e precisamente accanto ad una della quattro porte di Caramagna, detta "Porta Nuova", presumibilmente sostituendo la piccola Cappella dell'Oratorio di Santa Croce. Su progetto dall'architetto Francesco Lanfranchi si edificò così una splendida chiesa barocca, per la quale occorsero 64.000 mattoni, 14.000 tegole, 2.000 quadretti e 100 embrici (per un costo totale di 14.000 lire, di cui 2.650 a carico del Comune e il resto da benefattori). Nel 1673, Carlo Gallo già ne decora finestre e nicchie. Il campanile fu costruito nel 1706 (anno in cui, il 16 agosto, trova sosta nella Chiesa la Sacra Sindone, al seguito dei Savoia che stavano riparando in Liguria pressati dai francesi). Durante il 1714 si diede principio agli stalli del coro. Il 30 luglio la chiesa veniva aggregata all'arciconfraternita del S. Crocifisso e l'abbate Garessio concedeva nel 1789 di poter fare pubblicamente la Via Crucis e di dar la benedizione del S. Legno tutti i venerdì ed i giorni festivi fuori del tempo e delle funzioni parrocchiali. La chiesa in stile barocco è la più bella del paese; priva di intonaco mostra la struttura a mattoni. Il bel altare centrale, del 1736, è opera del torinese Bernardo Antonio Vittone, in marmi di Verona, Francia, Busca, Valdieri, di fronte al quale Giuseppe Aubert fa costruire nel 1762 la balaustra con i suoi fregi gentilizi. L'altare a sinistra è sovrastato dal dipinto rappresentante la Madonna della Cintura e l'Angelo Custode con Sacerdote. A destra la Cappella con l'altare del Cristo, successivamente ricostruita in forma ellittica (1768, Domenico De Martino), squilibrando le linee diritte dell'edificio. Il Crocefisso è di Carlo Giuseppe Plura di Lugano (una copia, opera della sua bottega, si trova nella Chiesa della Natività di Maria, ai Gangaglietti). Il dipinto che lo contorna è stato aggiunto successivamente. I due altari, decorati nel 1817 da Bernardino Borelli di Bra, saranno restaurati nella prima meta del 1900 dal caramagnese Giovanni Marucco. Nel coro è collocato il dipinto raffigurante la morte di San Francesco Zaverio, opera di Giulio Cesare Merlo. I due quadri settecenteschi, alle pareti laterali del presbiterio, rappresentano a sinistra la Sacra Sindone, Margherita di Cipro e Ludovico II; a destra la Beata Margherita di Savoia, il Beato Bernardo di Baden e il Beato Amedeo di Savoia. Nella lapide posta a sinistra, vicino al pulpito, si ricorda la visita di San Giovanni Bosco. Al 1789 risale il restauro a cura di Isidoro Giussani di Bra che provvede alle indorature e dei braidesi Fratelli Borelli che ornano sovrabbondantemente la volta; mentre Paolo Emilio Morgari dipinge la Croce nella lunetta sopra il presbiterio. Dal 1792 al 1796 infine l'Arciconfraternita fu anche alloggio delle truppe austriache.
La Chiesa è affidata oggi alle cure benevole di cittadini volenterosi.